Disinganno delle relazioni umane alla più primitiva forma di baratto

Sovente, a prescindere dalle condizioni, E* riesce ad accendere una fiaccola nel mio pensiero, turbolenta o pacifica che sia, non tanto per l'argomento che discute, quanto per la maniera cinico-distruttiva con cui si approccia a esso e poi lo espone a me. Se in passato avrebbe potuto considerare la carriera da sofista, nel ventunesimo secolo ha preferito arruolarsi tra le file dell'ingegneria; dell'ingegneria robotica e dell'automazione, nella fattispecie.
Mi sono occorse alcune settimane per metabolizzare quel che abbiamo discusso, innanzi ai relitti post-prandiali. Ho lasciato che lentamente sedimentasse dentro di me, e che elevasse, stilla dopo stilla, una solida stalagmite.
Che cos'è l'amicizia, ha postulato a un tratto, o qualsiasi relazione di simile e benigna natura, se non uno scambio più o meno equo di risorse e gratificazione?
Io, che fermamente credo all'incodizionalità dell'amore, specie quello di cui faccio dono, sono rimasta folgorata; interdetta e in parte sdegnata:  fosse anche vero, a quale infinita miseria sarebbe da ricondursi l'esistenza?
Questo naturalmente alimenta le teorie per cui non vi sia altro significato fondante che l'eterna lotta tra gli esseri e l'eterno consumo degli stessi.
Cosa campiamo a fare, allora?, ho inquisito.
Anche nel caso in cui, come il Leopardi, approdassimo a un'eroica accettazione materialistica del non-fine di quanto sopra, spogliata di ogni romanticismo poco analitico, non costituirebbe comunque un motivo poetico, una forza generatrice di arte?
Perciò quale altro scopo ultimo esiste, almeno per l'artista, diverso dalla creazione in sé, dall'immortalizzazione di un attimo che sarà perduto nel tempo?
《Riteniamo che il dolore più atroce non sia pari alla morte, perché essa è per definizione assenza di coscienza. Dunque morire è come cadere in un sonno profondo: non è la sofferenza fisica a strapparci dalla vitalità della volontà, ma un logoramento spirituale protrattosi troppo a lungo e che infesta di malattie il debole soma. L’emozione, per quanto devastante, è temporanea; la sentenza sempre definitiva. La cera si consuma di giorno in giorno, a ritmi più o meno rapidi; ma se il fuoco ardente che scandisce i tempi dell’esistenza è trasposto in qualche forma d’arte, ecco, questa è la sola immortalità raggiungibile; e non perché l’arte possa sopravvivere il baudelairiano nemico ed essere assaporata dai più, ma perché non v’è onore più sublime di elevarsi al cielo per un solo istante. D’altronde, il tempo e il suo trascorrere lento e inesorabile non sono che convenzioni.》

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